Secondo un racconto agiografico dell’VIII sec. d.C., nella prima notte dopo aver ricevuto il battesimo, Caterina, nobile bella e colta vissuta ad Alessandria d’Egitto e ivi martirizzata nel 305 d.C., ebbe la visione della Madonna con in grembo il Bambino Gesù, il quale le infilò al dito un anello, facendola sua sposa.
Nel dipinto di Annibale Carracci la scena delle nozze mistiche di santa Caterina con Gesù Bambino sorretto in grembo dalla Vergine, secondo una diffusa iconografia, è ambientata, alla presenza di due angeli, in uno spazio indefinito tra le nuvole, che in alto a destra prendono la forma di putti.
La ruota dentata del martirio, attributo iconografico della santa, si intravede appena nell’angolo inferiore sinistro del dipinto, quasi per non turbare la narrazione dell’evento prodigioso.
Lo Sposalizio di Napoli ha un ruolo centrale nel primo sviluppo di Annibale, che, nella tenerezza della fattura, nel misto di verità naturalistica e raffinatezza esecutiva, nel rifiuto dei formalismi manieristici, mostra la piena riflessione sui portati della grande tradizione emiliana cinquecentesca, in particolare Correggio, da cui mutua il morbido sfumato, la dolcezza e la grazia, e Parmigianino, nella resa preziosa dei particolari, soprattutto nelle vesti aristocratiche della santa.
Eseguito per il duca Ranuccio Farnese, lo Sposalizio fu portato dall’artista a Roma qualche anno dopo, nel 1594, quale “biglietto di presentazione” per il cardinale Odoardo, fratello del duca.
Annibale Carracci
(Bologna, 1560 – Roma, 1609)
Sposalizio mistico di santa Caterina
1586-1587
olio su tela
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