Il cardinale Sepe lancia un grido d’allarme: “Una lunga scia di sangue lasciato a terra da troppi morti ammazzati”. E la responsabilità è di tutti, “a cominciare dalla Chiesa, che ha certamente le sue mancanze, non intendo fare sconti a nessuno. È in gioco il presente e il futuro dei nostri figli. Se la città “muore” sarà peggio per tutti. Nessuno può più girare la faccia dall’altra parte”. Sete di giustizia, sicurezza e legalità. Voglia di riscatto, fede e lavoro. Napoli può, e deve reagire, le condizioni ci sono tutte, ma bisogna fare presto: non c’è più tempo, la città è giunta al capolinea. La sua capacità di resistenza sta per esaurirsi. Povertà, disoccupazione, delinquenza, rifiuti, insieme a tante altre emergenze, stanno fiaccando le forze buone e la tenuta delle famiglie. È il grido d’allarme lanciato dal Cardinale Crescenzio Sepe all’indomani dell’ennesimo omicidio di camorra, quello di Emanuele Esposito, il giovane finito nel mirino di un killer solitario al borgo Sant’Antonio (…)
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Fonte: “Il Mattino” del 12 luglio 2015 – autore Maria Chiara Aulisio