La bonifica del Sito d’Interesse Nazionale di Bagnoli è articolata in diversi tronconi. Il primo è costituito dalla bonifica delle aree ex Italsider ed ex Eternit, il cui attuale soggetto attuatore è la Società di Trasformazione Urbana a capitale pubblico Bagnoli Futura SpA. Il secondo riguarda la bonifica degli arenili e dei fondali di Bagnoli-Coroglio, da attuarsi a cura del Commissariato Regionale alle Bonifiche, cui è stata demandata anche la rimozione della colmata a mare tra i due pontili. La Fondazione Idis-Città della Scienza è responsabile della bonifica delle aree ex Montecatini, di sua proprietà. Altre zone soggette a bonifica sono costituite dalla ex Cementir di proprietà Caltagirone, nonché da alcune aree delle FF.SS. e del Demanio Militare, che dovrebbero essere espropriate dalla Bagnoli Futura.
Dopo almeno due rimandi ufficiali della data di completamento della bonifica (al 1999 e al 2007), la trasformazione di Bagnoli segna il passo: quella che da anni le istituzioni locali vantano essere la più grande riqualificazione urbana d’Europa non ha prodotto nessun vero risarcimento sociale ed ambientale, non ha provveduto a restituire il mare e la spiaggia ai napoletani.
Tanto si è detto sulla colmata a mare.
La colmata è composta da circa 1 milione di metri cubi di loppa d’altoforno, materiale cementizio residuo della lavorazione dell’acciaio, confinato lato mare da una cintura di scogli. Le analisi della disciolta Bagnoli Spa e dell’Istituto Centrale per la Ricerca Applicata sul Mare hanno rilevato la presenza di Idrocarburi Policiclici Aromatici, sostanze cancerogene derivate dalla produzione industriale che, attraverso il filtraggio delle acque di falda, si riversano nei fondali marini antistanti; per cui si è provveduto ad una messa in sicurezza provvisoria della colmata con una barriera di pompe idrauliche.
Nel 2003 un accordo di programma affidava all’Autorità Portuale il compito di rimuovere entro due anni la colmata e stoccarne i detriti nella nuova darsena di Levante, prevedendo una spesa di circa 44 mln di euro; i ritardi del programma, il raddoppio dei costi e l’urgenza di assicurare il ripristino della balneazione hanno indotto il Commissariato Regionale alle Bonifiche a predisporre uno studio di fattibilità (redatto da Sviluppo Italia e consegnato nel febbraio 20007) che ha individuato come soluzione ottimale il conferimento sia dei materiali costituenti la colmata che dei sedimenti dragati a Piombino per realizzare il riempimento delle casse di colmata destinate alla realizzazione di banchine portuali e per realizzare le opere di accesso all’area portuale.
Malgrado la firma definitiva dell’Accordo di Programma, l’operazione “Piombino” è stata sospesa per ragioni finanziarie; a marzo 2009 il Provveditore alle Opere Pubbliche della Campania ha deciso che, essendo disponibili solo 44 dei 210 mln di euro previsti per l’operazione, si procederà per il momento a mettere in sicurezza la colmata (ossia a chiuderla in un cappotto di cemento), bonificando parzialmente spiagge e fondali per garantire l’apertura stagionale dei lidi privati.
Quello che si è notato in questi anni è la mancata trasparenza della STU (Società in Trasformazione Urbana): la Commissione di vigilanza del Comune di Napoli su BagnoliFutura Spa ha lamentato, negli anni passati, la scarsa disponibilità della STU a collaborare con la commissione, a fornire dati esaurienti sull’avanzamento dei lavori e sul suo operato in genere; in alcuni casi la BagnoliFutura ha fatto riferimento alla propria natura di SpA per invocare il diritto alla riservatezza sul proprio operato. Il che, per inciso, pone il problema della legittimità istituzionale di un soggetto ibrido come la STU, diretto da logiche prevalentemente privatiste e commerciali, a gestire interventi urbanistici nel nome dell’interesse pubblico: problema sollevato già nel 2007 da una sentenza della corte di giustizia europea.
Importante la vendita di suoli pubblici. La BagnoliFutura ed i suoi azionisti pubblici sembrano aver concentrato la propria attenzione sulla alienazione dei suoli edificabili, di cui si era iniziato a programmare la vendita fin dal 2007. Suoli, si badi bene, di cui la BagnoliFutura è solo nominalmente proprietaria, avendo sempre rinviato la corresponsione alla Fintecna della somma pattuita, progressivamente lievitata per via degli interessi passivi a 74,5 mln di euro. Va rimarcata la grave situazione finanziaria della STU la cui azione si è finora basata prevalentemente su prestiti bancari aventi come garanzia gli ex suoli industriali; non sembra che i tentativi messi in atto per valorizzare e vendere parte di tali suoli, come la realizzazione della Porta del Parco o il bando per il PTA (Polo Tecnologico Ambientale) possano costituire una seria via d’uscita a tali difficoltà.
La situazione finanziaria della stessa STU, come già hanno detto gli altri miei colleghi, non è delle migliori: basti pensare che nell’ultima rendicontazione dei revisori dei Comune di Napoli si è stimto un indebitamento di circa 339 milioni di euro.
Bagnoli non è solo BagnoliFutura. A Bagnoli c’è Città della Scienza, centro di divulgazione scientifica gestito dalla Fondazione Idis di Vittorio Silvestrini, insediato nei capannoni della ex Federconsorzi, ristrutturati nel 1993; la bonifica dell’area, ampia circa 6,5 ettari, è stata realizzata dall’Idis con circa 105 mld di lire (di cui oltre il 90% di fondi pubblici). Benchè gli strumenti urbanistici prevedano l’abbattimento di tutti gli edifici insistenti sulla spiaggia, l’Idis gode di una specifica deroga, grazie ad un accordo di programma del 1996 che ha disposto la sua permanenza in loco per un periodo di almeno 70 anni; viene così inficiato il recupero del litorale.
Ritornando a Bagnoli, il quartiere ha subito una progressiva disgregazione sociale, sia per la chiusura delle attività industriali, sia per la speculazione immobiliare generata dai programmi di riqualificazione urbana; la levitazione dei prezzi delle case ha espulso centinaia di famiglie a basso reddito dal rione, modificandone l’originaria composizione popolare.
Importante è il Collegio Ciano, un’area i circa 40 ettari di proprietà della Fondazione Banco di Napoli per l’assistenza all’infanzia ed attualmente occupata dalla Nato, che dovrebbe delocalizzarsi quanto prima; gli strumenti urbanistici la destinano ad attrezzature urbane, residenze di lusso e terziario misto (commercio, produzione di servizi, alberghi).
La Nato avrebbe dovuto abbandonare l’area entro il 2008, invece si trova ancora lì e non vi sono previsioni ufficiali sui tempi del suo trasferimento.
Quel che si sa, invece, è che il complesso dovrebbe ospitare parte delle attività del Forum delle culture 2013, tra cui la sede operativa della manifestazione.
Per quanto riguarda i fondi europei bisogna dire che per la riqualificazione di Bagnoli si ha un consistente impiego di fondi europei, evidenziato anche dall’ultimo rapporto della Corte dei Conti; impiego che riguarda tanto la fase di bonifica quanto quella delle successive opere edilizie. Se consideriamo solo i fondi di cofinanziamento POR (Programmi Operativi Regionali), per gli interventi di messa in sicurezza del costone di Posillipo con riutilizzo dei materiali di bonifica e per quelli di bonifica dei fondali e degli arenili di Bagnoli risultano impegnati 45,4 mln; per i tre progetti Porta del Parco, Parco dello Sport ed Acquario tematico, 77,5 mln; per il museo interattivo Corporea, 18 mln; per il 1°lotto del Parco Urbano, 40-45 mln. In totale abbiamo un impegno diretto di risorse comunitarie relative ai soli fondi POR pari a circa 180-185 mln di euro.
Come abbiamo visto la situazione è complessa, gli obiettivi prioritari di questa nuova amministrazione, a mio avviso, sono tre:
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Il risanamento ambientale del litorale e dei fondali marini, il ripristino della morfologia naturale della linea di costa, come previsto dalla legge 582/96, la restituzione del mare e della spiaggia alla libera fruizione dei cittadini procedendo ordinatamente: alla rimozione della colmata, alla bonifica totale dei fondali marini, inclusi quelli attualmente ricoperti dalla colmata, e delle spiagge; alla restituzione del litorale alla sua originaria vocazione, naturalistica, termale e balneare, con il conseguente abbandono di ogni disegno di progettistica portuale, incompatibile, in maniera evidente, con la balneazione, interrompendotutte le concessioni vigenti in scadenza, balneari e portuali, per consentire la piena operatività delle opere di bonifica.
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Il rilancio del processo di bonifica e riqualificazione urbana può avvenire solo garantendo la trasparenza dei procedimenti e l’effettività dei controlli sull’azione degli enti preposti alla riqualificazione territoriale.
Occorre rivedere la missione e la visione di BagnoliFutura effettuando un ricambio della cabina di regia della STU; bisogna eseguire un rendiconto dettagliato e documentato di tutte le operazioni finora effettuate nell’area e finanziate con fondi pubblici, garantendo il celere accesso dei cittadini a tutti i documenti relativi; definire rapidamente tempi, costi e modalità di esproprio o cessione delle aree oggetto di intervento urbanistico diretto (Città della Scienza, borgo di Coroglio, Cementir, FF.SS., arsenale militare, caserma Cavalleggeri, aula bunker, etc.); conoscere lo stato dell’arte sulla bonifica effettuata: zone bonificate, relativi certificati Arpac, modalità operativa della bonifica effettuata – conoscere lo stato dell’arte sui suoli venduti.
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Nel riassetto urbanistico di Bagnoli occorre affrontare il grave problema del peggioramento delle condizioni di vita dei ceti meno abbienti determinato dalla crescita dei valori immobiliari e dalla carenza di servizi e attrezzature collettive. L’ultimo aspetto è individuare le attività da insediare nei locali dell’ex collegio Costanzo Ciano, una volta liberati dalle attuali strutture della Nato.
Grazie
Luigi Esposito